Operazione Libano 3 |
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Missione "Libano 1")
Su richiesta del Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri del Governo
libanese, è stato disposto dal Governo italiano l'invio di un battaglione con lo
scopo di assicurare l'incolumità fisica del personale palestinese in partenza da
Beirut e degli abitanti della regione di Beirut stessa e favorire il
ristabilimento della sovranità e delle autorità del Governo libanese.
La missione, comandata dall'allora Tenente Colonnello Bruno TOSETTI, è stata
svolta nel periodo dal 23 agosto all'11 settembre 1982 e affidata al 2°
battaglione bersaglieri "Governolo”. La missione è stata portata a termine senza
alcun incidente.
(Missione "Libano 2")
A seguito dei tragici avvenimenti accaduti nei campi palestinesi di Sabra e
Chatila, alla periferia ovest di Beirut e alle consultazioni tra il Governo
libanese ed il Segretario Generale delle Nazioni Unite, il Governo libanese ha
chiesto ad alcuni Paesi, tra cui l'Italia, una Forza multinazionale da
interporre in località concordate.
Ciò al fine di assicurare il ristabilimento della sovranità e dell'autorità del
Governo libanese nell'area di Beirut e, nel contempo, garantire l'incolumità
della popolazione.
La missione italiana, comandata dall'allora Generale di Brigata Franco ANGIONI e
denominata ITALCON, si è sviluppata nel periodo dal 24 settembre 1982 al 6 marzo
1984. Durante la missione si sono avuti 75 feriti ed un deceduto a fronte di 275
statunitensi e 87 francesi.
Rapporto dal fronte
18 aprile 1983
Un’autobomba guidata da un kamikaze fa saltare in area l’ambasciata americana a
Beirut. I morti sono 63. Sembra sia un avvertimento.
S’inizia a parlare di attacchi effettuati dagli Hezbollah.
Al momento dell’esplosione le truppe italiane si trovavano nella postazione
denominata 24 alpha.
Nelle vie c’erano rientranze per i militari, fatte di sacchi di sabbia, rifugio
per i militari, dove era possibile fare appostamenti per i nemici.
La rapidità dello spostamento dell’aria aveva colto tutti di sorpresa. Qualcosa
di grave era accaduto. E la paura per gli italiani, che ora aspettano, per loro,
la stessa fine. Dalle notizie che affluiscono via radio, ci si rende conto che
il peggio è passato: fortunatamente le forze italiane sono quasi tutte salve.
Sotto i grandi blocchi di cemento ammucchiati per via dell’esplosione, si creano
alcune zone d’aria importanti per la sopravvivenza di qualcuno. Alcuni sono
stati portati in salvo. Altri muoiono tra le macerie.
Agosto 1983
Dall’arrivo della missione internazionale è passato quasi un anno e in Libano la
guerra civile torna a scoppiare violentemente. La forza multinazionale si trova
sotto le bombe. Non si tratta più solo di qualche cecchino. Questa volta è
guerra.
Cominciano i bombardamenti anche nelle zone limitrofe le forze italiane. In
realtà fino alla fine di agosto la situazione era ancora sostenibile. Ma nei
giorni seguenti ci si deve ritirare nei bunker. I carri vengono utilizzati come
rifugi per scappare dai cecchini. Ma le forze multinazionali hanno l’obbligo di
non rispondere al fuoco: si può ricevere l’attacco nemico, ma mai rispondere.
A Beirut, nell’estate 1983, è di nuovo guerra.
Il tentativo della forza multinazionale di mantenere la pace in Libano è
fallito: le diverse fazioni sono in lotta tra di loro per il controllo del
territorio. Eppure il peggio deve ancora venire.
25 ottobre 1983
Due autobombe
devastano il Quartier Generale dei francesi e quello degli americani. I morti
sono 316, i feriti un centinaio. È il momento più drammatico della missione
multinazionale di pace arrivata in Libano nel 1982, per cercare di mettere fine
alla guerra civile che dilania il Paese.
Nel dramma dei soldati americani e francesi, il nostro contingente viene
risparmiato dagli attacchi terroristici.
I nostri soldati, anzi, sono fondamentali per le operazioni di recupero e di
soccorso ai feriti.
Ma, ovviamente, la tensione a Beirut è altissima.
Dicembre 1983
La situazione in Libano precipita. La guerra civile è sempre più sanguinosa.
Gli elmetti bianchi, simbolo della missione di pace, vengono riposti.
E’ arrivato il momento di lasciare il Libano.
Si scopre una tremenda verità
3 Ottobre 2008
Il Presidente del Consiglio avrebbe firmato
l’accordo segreto, i servizi segreti avrebbero obbedito tacitamente, e gli ebrei
sono stati uccisi in attentati terroristici. La vergognosa storia dell’Italia
In
un’intervista al Corriere della Sera, Bassam Abu Sharif, considerato il ministro
degli esteri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina negli Anni
Settanta e Ottanta, ha svelato che in quegli anni i Governi di Roma permettevano
a organizzazioni terroristiche palestinesi di agire liberamente in territorio
italiano, in cambio [di un impegno] a non colpire obiettivi nazionali in Italia
e nel mondo.
L’accordo, secondo Abu Sharif, era stato denominato “L’Accordo Moro”,
riprendendo il nome di Aldo Moro, ex Presidente del Consiglio assassinato nel
1978, che ne era il responsabile.
Cossiga si è affrettato a confermare le asserzioni di Abu Sharif. “Ho sempre
saputo – benché non sulla base di documenti o informazioni ufficiali, sempre
tenuti celati nei miei confronti – dell’esistenza di un accordo sulla base della
formula “tu non mi colpisci, io non ti colpisco” tra lo Stato italiano ed
organizzazione come l’OLP ed il Fronte Popolare per la Liberazione della
Palestina”, ha ammesso in un articolo pubblicato dal Corriere.
GENNAIO 2011
Dopo questa rivelazione le organizzazioni terroristiche non sono più al sicuro e segretamente rompono gli accordi. I nostri servizi segreti scoprirono un complotto per rapire BERLUSCONI e l' attuale capo dello stato Giorgio Napolitano. Per quanto tempestivo, l’intervento dei servizi segreti fu inutile Napolitano e Berlusconi sono tutt’ ora in mano ai terroristi che ne minacciano l’ uccisione.
L’area è stata subito monitorata via satellite ma la situazione è grave non vogliono negoziare hanno tutta l’intenzione di dare un duro colpo ai paesi occidentali giustiziandoli davanti ai max media, il vostro compito è liberare i prigionieri, una volta al sicuro interverrà l esercito regolare libanese.
La situazione:
in questo momento gli ostaggi sono stati imprigionati all’interno di vecchi rifugi ubicati all’interno dei monti nelle vicinanze di Kafra a circa 10 km in linea d’aria a sud di Beirut ,le foto aeree e i rilevamenti satellitari ci fanno pensare che gli ostaggi i non siano imprigionati assieme e la stima dei terroristi varia dalle 40 alle 50 unita ben armate e con supporto di mezzi blindati circa 4 sempre in movimento diverse postazioni di artiglieria pesante e leggera,fate attenzione anche alla popolazione locale,le strade di accesso ben pattugliate,fortunatamente in città abbiamo dei contatti che vi attenderanno per darvi ulteriori informazioni.