Tra la caduta dei talebani in seguito all'invasione statunitense e la
riunione del gran consiglio per la stesura della nuova costituzione,
l'Afghanistan veniva indicato dall'Occidente come Stato provvisorio islamico
dell'Afghanistan. Con la sua nuova costituzione il paese viene ora ufficialmente
chiamato Repubblica Islamica dell'Afghanistan. L'attuale presidente è Hamid
Karzai, in carica dal dicembre 2004.
L'ultimo periodo di stabilità dell'Afghanistan si colloca tra il 1933 e il 1973,
quando la nazione era sotto il governo di Re Zahir Shah. Nel luglio 1973, però,
il cognato di Zahir Sardar Mohammed Daoud lanciò un colpo di stato incruento a
seguito del quale il re fu cacciato e venne proclamata la repubblica. Daoud e
tutta la sua famiglia vennero assassinati nel 1978, quando il Partito
Democratico Popolare dell'Afghanistan (comunista), prese il potere con un colpo
di stato (27 aprile).
All'interno del partito si aprì subito un forte contrasto tra la fazione Khalq
(la più radicale) e quella Parcham. In una prima fase fu la prima fazione a
prevalere con il leader Hafizullah Amin. Il 24 dicembre 1979 l'Unione Sovietica
intervenne militarmente contro il governo di Amin, considerato vicino agli USA
(vedi:Invasione sovietica dell'Afghanistan). Contrastata da una montante
pressione internazionale e con perdite di circa 15.000 soldati sovietici, per
mano dell'opposizione dei mujaheddin addestrati da Stati Uniti, Pakistan, e da
altri governi stranieri, l'URSS si ritirò dieci anni dopo, nel 1989.
I combattimenti proseguirono, questa volta tra le differenti fazioni dei
mujaheddin. Questo diede vita ad una spartizione del controllo della nazione tra
i signori della guerra, dalla quale sorsero i Talebani. La più seria di queste
lotte avvenne nel 1994, quando 40.000 persone rimasero uccise negli scontri tra
fazioni nell'area urbana di Kabul e la città fu distrutta dal tiro delle
artiglierie. Appoggiati dal Pakistan come alleato strategico, i Talebani si
svilupparono come forza politico/religiosa e alla fine presero il potere nel
1996.
Successivamente furono in grado di conquistare il 90% della nazione, ad
eccezione delle roccaforti dell'Alleanza del Nord nel nord-est del paese. I
Talebani cercarono di imporre una stretta interpretazione della Sharia islamica.
L'alleanza Pakistan-Talebani fu a lungo sospettata di dare rifugio e assistenza
a organizzazioni terroriste islamiche (in particolare ad Al-Qaeda, di Osama bin
Laden) nei rispettivi territori, identificati di conseguenza con l'epicentro del
terrorismo islamico internazionale.
[modifica] Dal 2000 a oggi
A partire dal marzo del 2001, in oltre un mese di bombardamenti e opere di
demolizione, i Talebani distrussero con esplosivi e razzi i due Buddha di
Bamiyan, III-V sec. (Afghanistan, Bamian Valley), opere d'arte attualmente
Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO. La statua più grande era alta 53
metri ed era la più grande immagine di Buddha del mondo anticamente decorata con
oro e pietre preziose; sopravvissute a più di 1800 anni di invasioni e
considerate precedentemente un patrimonio da proteggere dagli stessi musulmani.
Il 7 ottobre 2001 subisce l'intervento militare degli Stati Uniti e dei loro
alleati, in reazione agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 e
motivato dalla guerra al terrorismo (e più specificatamente dall'intento di
catturare Osama bin Laden). Il regime talebano è rovesciato.
Alla fine del 2001, i principali capi dell'opposizione afghana e della diaspora
si incontrarono a Bonn e concordarono un piano per la formulazione di una nuova
struttura di governo che portò alla nomina di Hamid Karzai a presidente
dell'Autorità afgana nel dicembre 2001. Dopo una Loya Jirga nazionale nel 2002,
Karzai venne eletto presidente.
Come conseguenza della storia estremamente tormentata e soprattutto recente, il
paese si trova a tutt'oggi in una situazione di profondissima crisi economica e
sociale, oltre a subire direttamente le conseguenze dei recenti conflitti (per
esempio a causa del problema delle mine antiuomo sovietiche che rendono ancora
pericolose vaste aree della nazione).
Come nel vicino Iraq, anche in Afghanistan il conflitto in atto continua a
provocare danni e vittime senza che si riesca a favorire un minimo processo di
pace. Il governo ha un ben limitato campo d'azione (Kabul e dintorni), e i
talebani stanno rischiando di riacquistare influenza nel paese.
Nel 2006 il conflitto ha provocato oltre 4mila morti (è stato l'anno con più
vittime dal 2001). La missione Isaf, della Nato e altri paesi (per un totale di
37 stati), al gennaio 2007 conta su 32.500 soldati (tra di essi ne rientrano
alcuni inglobati dalla missione degli Stati Uniti Enduring Freedom, che conta
comunque ancora su circa 10mila soldati americani). Per quanto riguarda la
missione ISAF, i contributi sono così suddivisi: 11.800 soldati americani, 6.000
britannici, 2.700 tedeschi, 2.500 canadesi, 2.000 italiani, 2.000 olandesi e 975
francesi.