Al via il raccolto dell’oppio in Afghanistan. Ecco le principali rotte asiatiche del narcotraffico
Peshawar, 19 Marzo 2012. Parto dalla notizia di un nuovo sequestro di oppio in Pakistan, per ricollegarmi ad alcune ricerche da me condotte nei mesi scorsi, in merito alle direttive dell’eroina dall’Asia all’Europa. Utilissimo il materiale elaborato dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga.
Venerdì scorso a Peshawar gli uomini del comando locale del Directorate of Intelligence and Investigation, hanno intercettato e sequestrato un carico di pasta da oppio di 21 chilogrammi, del valore di 2,1 milioni di rupie (17.552 euro circa). L’operazione è stata messa a segno mentre i due corrieri, di nome Umar Ali e Hazart Muhammad, erano alla guida di una Toyota Corolla tra Peshawar e Islamabad. La droga di provenienza straniera (il quotidiano the News non menziona l’Afghanistan, ma sembra l’origine più plausibile), era stata occultata sotto i paraurti posteriore e anteriore, e confezionata in sacchetti di nylon. Secondo le prime informazioni trapelate a seguito degli interrogatori, avvenuti a Peshawar, il carico era diretto nel Punjab pakistano, quindi verosimilmente contrabbandato in India via Amritsar, considerata la capitale indiana del narcotraficco, dove vengono indirizzati i convogli provenienti dall’Asia Centrale. Quello di venerdì scorso è ovviamente solo un piccolo successo, che non scalfisce in alcun modo una delle economie più distruttive dell’Asia Centro-Meridionale, dove i raccolti di fine inverno sono in corso da diverse settimane, e i corrieri già organizzati per trasportare la preziosa merce verso i ‘terminal’ finali, in primis Europa e Nord America.
La scelta di destinare l’oppio in India, è dovuta alla domanda crescente di eroina e sostanze similari originata da milioni di tossicodipendenti indiani, concentrati soprattutto nelle metropoli, a partire da Kolkata. Oltre ad un ottimo mercato, l’India è anche un importante crocevia per i traffici diretti in Occidente. La direttiva indiana principale e più collaudata inizia dal porto di Mumbai, in Maharashtra, e punta al corno d’Africa lungo la cosiddetta rotta del Sahel, usata anche per hashish e cocaina (questa di provenienza sudamericana). La via africana interessa in particolare la Guinea Bissau, la Nigeria, Capoverde, il Ghana e la Mauritania, raggiungendo l’Europa Occidentale attraverso Portogallo e Francia. L’Europa è il secondo terminal mondiale dei traffici di eroina (il primo per la cannabis e le droghe leggere), preceduta dal Nord America.
L’Africa tuttavia è solo una delle vie usate dai trafficanti di eroina per raggiungere l’Europa, e francamente non è nemmeno la più importante. Le altre direttive seguono strade più brevi e collaudate, in gran parte originate direttamente dall’Afghanistan, dove viene prodotto il 93% dell’oppio mondiale. A tale proposito, è doveroso sottolineare come nel corso dell’ultimo decennio del XX secolo, la produzione di oppio in Afghanistan fosse diminuita drasticamente a seguito di una fatwa introdotta dal Mullah Omar (leader dei Taliban), che aveva fatto rispettare una delle tante restrizioni previste dall’Islam, in base alla quale l’oppio (al pari delle altre sostanze intossicanti, come gli alcolici) è haram ‘impuro’. La ripresa delle colture in Afghanistan è iniziata dopo l’11 Settembre, quando i Taliban hanno sciolto il divieto per sfruttare gli introiti derivanti dai traffici illeciti di eroina e oppiacei, allo scopo di finanziare l’acquisto di armamenti necessari per fare fronte all’invasione USA e delle forze Nato. A mio parere un motivo in più per riflettere sul senso delle guerre!
Tornando alle direttive del narcotraffico, la Turchia è considerata il principale perno nel traffico di eroina in Europa via Iran. A partire dalla Turchia si sviluppano in modo idealmente parallelo due percorsi, la rotta del Mar Nero (attraverso Arzebaijan, Georgia, Ucraina, Romania e Polonia) e la rotta dei Balcani, che collega le zone di produzione dell’Afghanistan e della Mezzaluna d’Oro (Afthanistan, Iran e Pakistan), ai Paesi Bassi, via Istambul. L’importanza di questo itinerario è sintetizzata dai numeri dei traffici stimati, valutati in 100 tonnellate di oppiacei all’anno, per un valore di quasi 30 miliardi di euro, in grado di attirare centinaia di organizzazioni criminali, che si contendono porzioni più o meno grandi di un business in continua crescita. La rotta dei Balcani è a sua volta suddivisa in rotta originaria (lungo l’ex Jugoslavia) e rotte succcessive (quella del nord e quella del Sud). Ciascuna direttiva viene sfruttata all’andata, per il traffico di eroina, e al ritorno per il contrabbando dei precursori, le sostanze chimiche impiegate nella raffinazione della materia prima per produrre eroina.
Esiste anche un’altra linea di traffico diretta in Turchia, nota come rotta del Mar Nero Settentrionale, la quale lascia l’Afghanistan e attraversa i Paesi del Mar Nero fino alla Georgia, quindi alla Turchia.
Come accennato, l’Afghanistan è il maggiore produttore di eroina e oppiacei al mondo. Dalla Tomba degli Imperi si staccano tre direttive: la rotta dell’Iran (analizzata a breve. Incanala il 53% del prodotto), la rotta del Pakistan (32% del prodotto, divisa a sua volta verso l’Iran quindi Europa; via mare agli USA, anche attraverso l’India e l’Africa; via terra in Cina lungo la Karakorum Highway, per soddisfare il mercato interno cinese o per mescolare il prodotto all’eroina del Triangolo d’Oro, situato tra Laos, Birmania e Thailandia, quindi diretta verso gli USA o l’Australia; la rotta del Nord, attraverso il Turkmenistan, il Tajikistan, il Kazakhstan, l’Uzbekistan e il Kyrgyzstan, fino alla Federazione Russa (14,5% del prodotto, con terminal finale Berlino).
Vedendo più nello specifico il ruolo dell’Iran, è interessante notare come prima della Rivoluzione del 1979 fosse un produttore formidabile di oppio, con 33 mila ettari destinati alla coltura. Negli anni seguenti le coltivazioni del papavero si sono progressivamente ridotte, e oggi esistono ancora aree esigue. Diversamente, l’Iran si è imposto come snodo logistico importante, ruolo cresciuto in misura proporzionale ai numeri delle tossicodipendenze. La rotta del Nord corre lungo il brullo confine con il Turkmenistan, popolato in particolare da profughi afghani. Qui piccole organizzazioni criminali gestiscono quantitativi medi di oppiacei, spesso associatal traffico di armi ed esseri umani. La rotta del Sud parte dall’Afghanistan e si sviluppa a ridosso del confine con il Pakistan (Baluchistan), contornando il Golfo di Oman, ed è gestita da nomadi e ribelli baluchi che si muovono con convogli armati, trafficando ogni tipo di mercanzia illegale. La rotta di Hormuzgan si sviluppa lungo la costa del Golfo Persico, e vede nel porto di Bandar Abbas il fulcro principale, considerato un porto strategico anche per i precursori. Sempre in Iran si sviluppano la rotta dell’Ovest (tra Arzebaijan e Truchia) e la rotta dell’Est (diretta in Medio Oriente via Iraq).
Dopo Afghanistan e Iran, è il momento del Pakistan, area che non si limita a fungere da punto di transito, ma ha assunto un ruolo centrale nell’organizzazione del business, dalla produzione alla logistica, passando per i finanziamenti e la gestione dei precursori. Nel 2008 in Pakistan ha avuto luogo un importante sequestro di precursori provenienti dal Giappone, passati prima in Corea del Sud, quindi diretti al porto pakistano di Karachi, da cui sarebbero giunti in Afghanistan. Dal 2001 (inizio invasione USA in Afghanistan da cui la necessità di finanziare e armare i Taliban), il Pakistan non è più un Paese ‘poppy free’, e si sta progressivamente imponendo come importante produttore di oppio di qualità media, con vaste aree dedicate in Waziristan (confine con Afghanistan) e Baluchistan (confine con Afghanistan e Iran). Mentre la produzione di oppiacei non è ancora in grado di contendere il (quasi) monopolio dell’Afghanistan, di certo il Pakistan è uno dei maggiori produttori di hashish (charas). La rotta tradizionale del Pakistan (Afghanistan, Pakistan, Iran, Turchia, Balcani, Europa) è stata integrata da altre due importanti rotte alternative, entrambe sorte dalla neccessità di trovare soluzioni più sicure, ma anche per servire due mercati dal potenziale enorme: Cina e India.
Facendo un ‘passo’ più ad Est, per completare lo scenario è opportuno citare il Triangolo d’Oro, territorio quasi leggendario per la produzione di oppiacei, chiuso come visto in una ristretta cerchia di montagne (350.000 mq) tra Birmania, Laos e Thailandia. Si tratta della seconda area di produzione al mondo, dove dal 1998 al 2007 è stato registrato un netto decremento dell’estensione delle colture. Va però sottolineato il drastico aumento della produzione di droghe sintetiche, in particolare le metanfetamine, la cui portata è tale da aver introdotto l’appellativo di Ice Triangle (Triangolo di Ghiaccio; spesso le metanfetamine si presentano come cristalli di ghiaccio), in aggiunta a Triangolo d’Oro. L’unica area del Triangolo ad aver intensificato la produzione è la Birmania, dove il clima favorevole e le nuove tecniche di coltivazione, con raccolti multipli, hanno portato a +46% il business annuo, in particolare nello Shan e nel Kachin. 10 chilogrammi di oppio danno 1 chilogrammo di pregiata ‘China White’, eroina confezionata in panetti da 700 grammi identificati da adesivi raffiguranti due leoni rampanti. Ciascun panetto è venduto in origine ad un prezzo di 2.300 euro circa, ma già ad Hong Kong si rivaluta arrivando a 11.400 euro, mentre in Europa un panetto di China White viene pagato circa 53.000 euro. La merce pura viene però tagliata (da 1 parte di eroina pura si ottengono più dosi mescolandola con altre sostanze) al 50% raddoppiando così il valore. Le vie del narcotraffico in partenza dal Triangolo d’Oro iniziano con la rotta dello Yunnan, che dalla Cina passa ad Hong Kong, quindi Macao e agli altri Paesi dello Stretto di Malacca, per servire i mercati dell’Australia, di Taiwan, dell’Europa e del Nord America. C’è poi la rotta del Mare delle Andamane, che attraverso la Birmania si imbarca nei vascelli diretti in tutto il mondo, oppure via terra prosegue in Bangladesh e in India, fino a Mumbai e in Africa.
Uno degli effetti della globalizzazione è il fatto che si è completamente appianata la distinzione tra Paesi produttori e Paesi consumatori. Oggigiorno l’eroina e gli oppiacei sono una piaga tanto nelle periferie delle città europee, in particolare nell’Est Europa (3 milioni di consumatori stimati; l’eroina è la principale causa di morte per droga), quanto in Afghanistan, Iran e Pakistan, dove i proprietari terrieri, i braccianti e i corrieri consumano regolarmente la sostanza prodotta, alimentando i numeri delle dipendenze, cresciuti drammaticamente nell’ultimo ventennio.